Chiesa di San Filippo Neri

La chiesa fu eretta nel 1626 e portata a compimento nel 1636, grazie all’interessamento di Orazio Giustiniani (membro della congregazione oratoriana fondata da Filippo Neri), e dall’amore e dall’attaccamento della popolazione per San Filippo Neri
Indirizzo Piazza Roma, 01030 Carbognano VT, Italia
Punti di contatto
Cap 01030
Modalità di accesso

Accesso da Piazza Roma

Il santo fu molto legato a Carbognano per via della sua amicizia con Lavinia della Rovere Orsini, nipote di Giulia Farnese. All’interno troviamo alcune importanti opere tra cui San Filippo e la Madonna della Vallicella, una delle più antiche copie del dipinto realizzato da Guido Reni. 

LA STORIA

La nascita della chiesa di San Filippo Neri si deve riferire all’entusiasmo e alla devozione del popolo carbognanese nei confronti di Filippo Neri che in vita era solito frequentare la località cimina, unita alle cure politico e religiose del filippino padre Orazio Giustiniani, che portarono alla realizzazione della chiesa negli anni sucessivi alla canonizzazione del fondatore degli oratoriani. Dalla metà del XVI secolo la villa che gli Oratoriani di Santa Maria in Valicella di Roma avevano avuto da Giovanni Tartarini, Cameriere segreto di Paolo III, situata presso Carbognano (cfr. A. Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, I-III, Brescia 1989), era divenuto il convalescenziario per le cure spirituali e fisiche della congregazione. La loro presenza presso il centro cimino era stata supportata dalla nipote di Giulia Farnese, Lavinia Della Rovere, Signora di Carbognano, che aveva un rapporto di devozione e spiritualità diretto con gli oratoriani di Roma e in particolare con Filippo Neri. A partire dal 1583 erano stati da loro intrapresi una serie di acquisti terrieri in contrada sant’Eutizio a Carbognano (ASVIT, Notarile Carbognano n° 21, Anno 1583 cc. 77; 79 – 80; 83.), acquisti che si trasformarono presto in un consistente patrimonio fondiario. Entro la fine del Cinquecento il carattere spirituale degli oratoriani si era fatto talmente tanto spazio nella Comunità cimina che l’antica chiesa di sant’Eutizio a Carbognano, ubicata a ridosso della residenza ospedaliera filippina, risulta già affidata ai padri, così come di lì a poco tutte le chiese del paese afferiranno all’apostolato della Vallicella. L’assidua frequenza di Filippo Neri presso il paese, e gli eventi miracolosi da lui operati, contribuirono ad alimentare quell’enfasi religiosa che dopo gli anni della morte di Filippo (1595), e dopo la sua santificazione (1622), andò sempre più crescendo. Nel 1623 venne realizzata una solenne processione per le vie di Carbognano con le reliquie del santo, trasportate tra suoni di pifferi, mortaletti e canti, con la partecipazione di tutto il popol, della chiesa e delle rappresentanze civili. (ASCC, SAR 2/10, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 17 agosto 1623, cc. 101v -102r.). Queste reliquie (Pianeta, un telo intriso nel sangue del santo, una ciocca di Capelli e le interiora del santo), ed un quadro del santo, erano stati inviati dagli oratoriani della chiesa nova della Vallicella di Roma, per il tramite di Padre Orazio Giustiniani, padre filippino di Carbognano che era stato mosso da un fervido seguito religioso. Il percorso della processione dalla chiesa di Madonna della Valle avrebbe portato i sacri oggetti alla destinazione finale della chiesa parrocchiale di San Pietro, passando dalla chiesa di santa Maria. Durante il tragitto queste reliquie fecero una fermata in un altare allestito per l’occasione davanti al luogo che avrebbe visto da li a poco l’edificazione della chiesa intitolata al santo. “dette reliquie e quadro furono posati in un altro altare fatto nel sito dove si è dedicato et destinato di fare la chiesa de detto glorioso San Filippo con lumini accesi et altre solennità. Detta la solita oratione si fece grande allegrezza tirando archibugi mortaletti… e suoni e canti …” Padre Giustiniani fervido seguace di Filippo Neri, al volgere del 1623 aveva quindi avviato i lavori della fabbrica della chiesa facendo utilizzare i materiali di risulta provenienti dalla chiesa di san Valentino oramai diruta (F. Martinelli, Carbognano Illustrato dal Sig. Fioravante Martinelli romano, Roma 1694, pp 32, 41). Il 26 marzo 1626, era stata già data la benedizione alla neonata Chiesa di San Filippo, ed era stata celebrata la prima messa (ASCC, SAR 2/11, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 26 marzo 1626, cc. 71v – 73r. ), anche se la conclusione definitiva dei lavori arrivò solo dopo alcuni anni. Nel giugno dello stesso anno veniva inserito ufficialmente negli atti dei Consigli comunali San Filippo Neri patrono della Comunità di Carbognano al fianco degli altri patroni: san Donato, sant’Eutizio e san Vincenzo. San Filippo Neri si sarebbe festeggiato da li in poi nella ricorrenza del 26 di maggio (ASCC, SAR 2/11, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 1 giugno 1626, cc. 73v – 75r). Nel 1628 si ordinava ufficialmente la chiesa del glorioso San Filippo Neri nella terra di Carbognano (ASCC, SAR 2/11, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 21 maggio 1628, cc. 164r -166r). Nel 1635 accadde uno dei più importanti miracoli post mortem di San Filippo, il ritorno in vita di un bambino morto per l’incidente occorso durante una festa patronale. Sarà proprio questo uno degli accadimenti che portarono alla definitiva conclusione della chiesa intitolatagli a Carbognano. Dopo la nomina di Orazio Giustiniani a primo custode della Biblioteca apostolica Vaticana ricevuta da Urbano VIII (1630), l’oratoriano riusci a far terminare definitivamente i lavori della chiesa nel 1636 come è attestato dalla data posta in epigrafe sulla trabeazione del portale della chiesa, anche grazie alla partecipazione morale ed economica della popolazione carbognanese, esattamente l’anno successivo al miracoloso evento. Nasceva così la prima chiesa intitolata a San Filippo Neri di tutta la cristianità. Presso l’altare maggiore della chiesa di san Filippo venne posto il quadro che era stato portato in processione e un reliquiario in argento con le reliquie del santo che era stato donato dallo stesso padre Giustiniani nel 1625 (ASCC, SAR 2/11, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 8 giugno 1625, cc. 6v -7v. ). è probabile che ad una prima fase progettuale e costruttiva, siano seguiti alla metà del secolo decisivi interventi ricostruttivi, posti in essere dal principe Giulio Cesare junior, come farebbe pensare il riferimento della fondazione della chiesa datato al 1546 dallo storico Cistellini (A. Cistellini, San Filippo Neri. L’oratorio e la congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, III, n. 193. , Brescia 1989, p. 2322.). Presumibilmente non ci furono altri grandi eventi relativi alla fabbrica, al di là dell’informazione che al volgere della meta del XIX secolo furono portati nella chiesa di san Filippo diverse opere e accessori provenienti direttamente dalla chiesa di Santa Maria dell’Immacolata Concezione (ASCC; Visita Apostolica Vescovo Mengacci, 1853). Dalle fonti dei diari di Don Pietro Totonelli parroco di Carbognano, sappiamo che nel 1966 la chiesa venne restaurata. In quei restauri venne fatto il pavimento nuovo, rimossa la balaustra che divideva l’aula dal presbiterio e nella stessa zona del presbiterio venne realizzato il pavimento in travertino. Inoltre venne realizzato il nuovo impianto elettrico e rimosse due delle cappelle laterali con i rispettivi altari. Nel 2008 la chiesa ha subito un’ultimo intervento di restauro che ha permesso di conservare quantomeno l’impianto barocco che ancora caratterizza tutta la struttura. 

ESTERNO

La chiesa, costruzione isolata sulla piazza omonima, si presenta in tutta la sua particolarità con la complessa semplicità della facciata, caratterizzata dalle sue architetture monocromatiche bianco su bianco, e per il suo aspetto slanciato con modanature essenziali che producono nel diaframma del prospetto uno stile barocco quasi neoclassico. Un portale centrale è sormontato da un timpano. Sull’architrave del portale troviamo inciso a ricordo della data definitiva di fine lavori: “S. PHILIPPI. N. MDCXXXVI”. I finti portali laterali(2) di dimensioni minori concepiti come finestre, sono sovrastati da falsi avancorpi.. Una prima cornice marcapiano delimita il primo ordine, su cui si sviluppa al centro, una nicchia all’interno della quale è dipinta un’immagine di San Filippo che protegge Carbognano, opera realizzata da Fabio Carosi nel 2008. Ai lati della nicchia due oculi;  due grandi lesene terminanti in alto con capitelli corinzi chiudono lateralmente il prospetto della facciata. Un terzo e ultimo ordine si sviluppa al di sopra della cornice che funge da tettoia per l’ordine sottostante. Un timpano curvilineo chiude tutta la struttura decorativa in alto con coronamento a padiglione. Sul lato sinistro, separato dalla struttura della chiesa è posto il campanile, con le sue linee all’apparenza romaniche, ma, data la completa assenza di testimonianze documentarie che lo riferiscano a periodi precedenti, come ipotizzato da Innocenti (R. Innocenti, Carbognano 2001. pp. 21 – 22), è da riferire ad un’epoca coeva all’edificazione della chiesa (vedi il profilo identico nella terminazione chiesa/campanile). All’interno del Campanile 3 campane, nominate rispettivamente sant’Eutizio, San Filippo e San Martino. La più piccola datata 1550, proveniente dal campanile della chiesa di Santa Maria, qui trasferita nella seconda metà del XIX (Visita Apostolica …). l’altra più grande riporta la data 1843. Anche l’ultima è del XIX secolo, come risulta dalla benedizione impartita da S. E. Vescovo Mengacci realizzata in data 12 novembre 1854. Le campane sono menzionate all’interno dell’elenco realizzato dallo stesso Vescovo di Orte e Civita Castellana nel 1943, elenco consegnato al Prefetto di Viterbo per la requisizione mai avvenuta delle campane da parte del Ministero della Guerra. 

INTERNO

Due gradini conducono verso il basso all’interno della chiesa, caratterizzato da un’ unica navata di dimensioni modeste con copertura a capriate. Le pareti laterali ospitano due cappelle (una per lato), due finestre (una per lato) e 12 formelle della Via Crucis in terracotta: 7 nella parete di sinistra e 5 nella parete destra. Nella parete sinistra subito dopo il confessionale, poste all’interno di una cornice, si conservano le corone in oro laminato un tempo applicate all’immagine della Vergine con Bambino presente a poca distanza all’interno dell’altare, e rimosse dall’opera nell’intervento di restauro eseguito nel 2015. La miracolosa Immagine della Madonna col Bambino dipinta su terracotta, rinvenuta su un colmo del cancello di una vigna in località la Fontana a Carbognano era un tempo inserita all’interno dell’altare barocco che tutt’ora presenta le caratteristiche architettoniche tanto care al movimento filippino. Al posto della tavola di terracotta (ora conservata presso il duomo di san pietro), venne posta una piccola tela della Vergine con Bambino (XVIII sec.), quella ancora visibile. (F. Strinati, Carbognano, una cittadella filippina in Tuscia: la residenza agreste dei padri della Vallicella e la prima chiesa intitolata a san Filippo Neri in Annales Oratorii, Fascicoli 16, 2018, pp. 77 – 98.). La cappella fu realizzata grazie al supporto economico dei “terrazzani”, ossia i carbognanesi, così come riportato da Martinelli (F. Martinelli, Carbognano Illustrato dal Sig. Fioravante Martinelli romano, Roma 1694, p. 41). Superata la piccola porta che conduce alla sagrestia si arriva alla macchina decorativa dell’altare maggiore, all’interno del quale è conservata la tela ad olio della Estasi di San Filippo Neri. Si tratta di una copia delle numerose rappresentazioni di analogo soggetto (forse tra le più antiche conosciute) dell’originale realizzata da Guido Reni per la beatificazione del Santo, tutt’oggi conservata presso la Chiesa Nuova di Roma, dove riposa il Corpo di San Filippo (A. Pampalone, La vita di san Filippo Neri nei cicli figurativi, in A. Bianco [a cura di], Iconografia di un santo. Nuovi studi sull’immagine di san Filippo Neri, Roma 2017, p. 163.). L’opera venne dipinta presumibilmente da un’artista di chiara impostazione oratoriana, secondo Anna Maria Pedrocchi riferibile a Francesco Ragusa, o quantomeno accostabile ai modi del maestro di Cento. Alla base del pilastro dell’impianto barocco è posto lo stemma con il leone rampante sulla rosa affrontato alla colonna, emblema araldico del principe Giulio Cesare Colonna junior – figlio di don Francesco – coniugato dopo la morte della prima moglie Isabella Farnese, in seconde nozze con Margherita Sforza Attendoli). La macchina decorativa presenta riscontri architettonici presenti in modo analogo al Santuario della Madonna del Ruscello a Vallerano. Le decorazione a stucco seguono il disegno ornamentale con frontoni curvilinei spezzati sui cui spioventi si adagiano angeli recumbenti. L’imbotte dell’arco è attraversata dai simboli dinastici, scene evangeliche, scene cristologiche nei coronamenti, le colonne reggi timpano presentano plinti parlanti e una plastica di grande morbidezza. Ai lati, specchiature a fresco con santi domenicani da riferire probabilmente ad una campagna decorativa correlata alla confraternita del Santissimo Rosario eretta in duomo e aggregata a quella romana di Santa Maria sopra Minerva, forse dettata dalla volontà di rendere omaggio al cardinal Vincenzo Giustiniani, membro dell’ordine dei frati predicatori. L’altare maggiore realizzato in marmi policromi (XVII secolo), è affiancato sulla destra dalla statua lignea di San Filippo Neri (quella portata in processione in occasione della festività del santo), sulla sinistra una statua in gesso della Vergine Maria del XX secolo. Oltrepassato l’altare maggiore, nella parete di destra troviamo l’altro altare speculare a quello della parete di fronte. All’interno è posizionata un’altra tela raffigurante la Visione eucaristica di sant’Antonio da Padova e una santa (Caterina di Alessandria?), opera del XVIII secolo. Quest’altare venne eretto da Margherita Sforza Attendoli moglie del Principe di Carbognano Giulio Cesare Colonna intitolata a Sant’Antonio da Padova. I tre dipinti, collocati all’interno dei rispettivi altari, sono stati restaurati dal Laboratorio di restauro della Provincia di Viterbo nel 2015 (restauratore Ottavio di Rita). All’inizio della parete di destra è collocata presso l’ingresso della chiesa un’ opera marmorea del secolo XV secolo, adibita ad acquasantiera, proveniente dalla chiesa di santa Maria dell’Immacolata Concezione, come altri oggetti menzionati nella Visita Apostolica del Cardinal Mengacci (1860). Nella parete di contro faccia una bella cantoria in legno dipinto del XVII secolo. Attraverso una scala a chiocciola in ferro situata nel lato sinistro della chiesa è possibile raggiungere il ballatoio della Cantoria, dove è ancora presente un organo del XVII secolo oramai dismesso. Dalla piccola porta posta alla fine della parete sinistra prima del presbiterio, si accede ad un corridoio che immetteva un tempo alla cella campanaria, passaggio oramai bloccato dalle moderne costruzioni (circoloARCI). Unico vano accessibile dal piccolo corridoio è un piccolo ambiente quadrangolare un tempo sagrestia. Purtroppo la bassa frequenza dei parrocchiani e il numero ristretto di presbiteri (uno per tutta la parrocchia), hanno creato la condizione per cui non si officiano più messe al di là di pochissimi eventi, in particolare dopo gli ultimi fatti legati alla pandemia del Covid. L’ultimo restauro che ha coinvolto l’intero edificio è del 2008.

 

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